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è andata! è finita! o meglio, è finito il tempo!

ieri sera come da parola data io e Samantha ci siamo avvicendate nella conduzione dell’incontro con la Blogoclasse  di Andreas. Differentemente dalla volta precedente, i compagni di classe di hanno raggiungo alla spicciolata senza grossi problemi. Abbiamo atteso un po’ intrattenendo come si conviene quando si aspetta che arrivino tutti. La console era pronta: immagine di partenza,il “nostro” Monastero di Torba; caricate le slide de “Gli attrezzi del mestiere”;  caricare le slide di “Brainstorming”; preparati tutti i link di youtube. Partiamo? una voce autorevole in chat ha detto: “Andiamo!”. Poichè nel corso del brainstorming scatenatosi nel web attorno alla richiesta di aggiungere materiale all’incontro, qualcuno aveva sentenziato che sostanzialmente ci chiedono di usare le nuove tecnologie ma poi ci costringono ad una lezione medievale, l’idea che mi è venuta è stata proprio di portare i nostri compagni in un monastero. Giustificata l’immagine di partenza, abbiamo iniziato con Sami che recitava un passo del Vangelo di S.Giovanni, mentre io… facevo la maglia. Gaetano ha chattato: “Elena, ci vuoi prendere nella rete della maglia?”, esatto! già l’ho fatto! ho catturato la tua attenzione, caro Gaetano. “Ma che cosa stanno facendo?” sarà stato il pensiero che ha frullato per la testa dei più, curiosità certa. Più tiepido, perchè già affrontato la volta precedente, è stato lo scambio di pareri attorno alla Galassia Gutenberg e gli strumenti di scrittura dalla tavoletta d’argilla al codice medievale. La curiosità è stata rinvigorita con il video che Samantha ha montanto con animoto.com, che riproduce passi della realizzazione del codex  da parte dei nostri figli. Abbiamo volutamente detto che anche loro dovevano imparare a fare il codex, per capier il codex. Imparare a fare per capire, è l’idea di fondo dei nostri progetti, non solo spiegazione ma attivismo corallino perchè nella costruzione dell’artefatto si permette di accomodare piagettianamente secondo le parole dello stesso Piaget:”Ogni conoscenza è legata a un’azione, e conoscere un oggetto o un eventi significa utilizzarlo assimilandolo a degli schemi di azione (Biologie et Connaisance, p. 14-15). I più sono stati sconvolti dalla bellezza del filmato, Samantha posterà “la ricetta” dei video in Animoto. Nella chat le ricette si sono spese, anche quelle dei cannoli. 🙂 Poichè nel tunnel  delle mail i compagni (anche questa volta!) ci hanno preso sul serio, ho visionato il materiale che si è stato generosamente offerto per implementare gli input da somministrare nell’incontro. Dai vari blog e post sono emersi degli spunti che abbiamo letto alternatamente mentre i compagni potevano vedere il tutto sulle slide di “Brainstorming”. E poichè una voce del blog ha esortato a lavorare continuando a divertirci, abbiamo mostrato che sì, è un piacere. “Socrate, uno di noi”  con la musica incalzante ha rotto la monotonia della lettura delle slide. Perchè lavoriamo assieme? Qualcuno mi ha chiesto se non posso fare da sola le cose che proponiamo, certo “che le so fare”, ma assieme è meglio. La comprensenza oltre che favorire la gestione degli alunni ,  di effettuare interventi indivualizzati, permette di organizzare piccoli gruppi di lavoro proprio durante “i laboratori” che  diventano luoghi vivi per creare percorsi cognitivi e sociali. Rilevante il contributo di @Claude con Lawrence Lessig, da cui abbiamo estrapolato poche ma incisive parole: “La vulgata della gente, non è fatta di parole, ma è questo: video e audio. (…) Questo è un nuovo potenziale di parola, un nuovo potenziale di apprendiemtno. E’ il nuovo sapere di base, il nuovo alfabeto di questa era, e ridà vita alla capacità di partecipare a questa cultura leggi/scrivi”. Per dimostrare la potenza eslosiva di questo strumento che tutti abbiamo fra le mani, una canzone con interpreti d’eccezione: Bush & Blair . Ripristinato l’ordine e rimettendoci a “fare le serie”(ma facciamo facciamo e ancora non abbiamo imparato 😉 ) abbiamo proposto una poesia di Roberto Piumini a cui è seguito un  bicchiere d’acqua. Tempo scaduto! “Che Bischere”! Eravamo talmente coinvolte nella conduzione, nella chat, nell’incontro che… quando ho tentato di procrastinare il tempo, il bidello virtuale con la corporatura da butta-fuori, ci ha scollegate. Skype e mail si sono intrecciate. Ma sentire dall’altro capo di Skype che Romina rideva “con le lacrime agli occhi”, ci ha posto in una posizione di … terrore! Ma abbiamo sbagliato qualcosa? Ma non volevamo finire così, avevamo ancora da riproporre come i ragazzi oggi studiano a scuola con l’I-Pad , e poi portare tutti a scuola di LIM  per poi chiedere se “il mezzo educativo”  educativo è unico, esclusivo o flessibile. Non ci siamo riuscite ma ci siamo trovate tutte in classe IUL.

Qualche chiarimento, un po’ di battute, ma l’ora tarda e forse, il fatto che la maggior parte degli argomenti era stata affrontata ecco che abbiamo brindato virtualmente per gli auguri di BUONE FESTE.

Vi lascio con una provocazione di Bruno Munari scritta in HTML :

Immaginando che sia poco leggibile, la scrivo come me lo hanno insegnato:

ma sto imparando la nuova “vulgata della gente”. Ma dietro ad ogni espressione, in qualsiasi forma o con qualsiasi strumento, c’è un valore unico e irripetibile: NOI. Riusciremo a far comprendere il valore dell’unicità ai “nostri bambini”?