7

ever green

 

Non ho ancora finito i compiti… ma in questi giorni sono completamente assorbita da una “mission impossible”.

Il tutto nasce da un desiderio espresso da nonne.
La mia veneranda nonna Ines, che questo anno compirà 90 anni, vive da sola, in totale autonomia e con il piglio di chi, nonostante l’età, ha saputo sempre cavarsela di fronte agli imprevisti della vita. E non che non ne abbia avuti: è del ’22 quindi nata nel periodo post bellico, nata in Emilia, figlia di contadini. Ha sposato l’amato mio nonno per impedire che salpasse per la Grecia su suggerimento del suo capitano: la nave è stata bombardata e sono morti tutti al largo delle isole greche. Il mio nonno è sopravvissuto in Albania mangiando tartarughe, di queste ne ha sempre tenute un paio in giardino prima che venissero definiti “animali esotici”, se qualcuno avesse saputo che lui le aveva mangiate… Ha cresciuto 3 figlie nate durante la Seconda Guerra e per impedire loro di finire a servizio alle termine, sapendo che le donne di servizio erano non solo malpagate ma, soprattutto, se giovani “poco rispettate”, sono emigrati al nord dove all’età di 40 anni (una vergogna per allora… una normalità per il giorno di oggi) ha avuto un’altra femmina. Lei è sopravvissuta, oltre che al nonno, anche ad una amata figlia. Non si è arresa alla vita. La cosa incredibile è che si ostina a leggere le tre riviste a cui è abbonata, che segna sul libretto le spese e i prelievi alla posta della pensione, tutti i giorni di buon tempo (il tempo non è necessariamente “bello”, l’importante che sia “buono”) percorre il giro dell’isolato con l’ausilio del bastone che all’inizio viveva come una “cosa ostile” (all’inizio dei suoi 85 anni…) ed oggi vive come un ausilio “benedetto” perché le concede quel sostegno sufficiente per potersi muovere da sola, senza che nessuno si debba presentare a casa sua “per la passeggiata quotidiana”. Ma ancora: la sera, quando non c’è niente alla televisione (quindi immagino molto spesso) si esercita a fare le tabelline: si somministra delle prove di matematica perché non vuol fare arrugginire il cervello.

Un mito!

Lasciatemelo dire…

Parlando con lei, le ho spiegato che esistono dei computer che usando le mani sul video (sistemi touch, ma meglio parlare-come-mangi con lei) si possono attivare dei servizi per video-chiamarsi e così anche le persone lontane si parlano, le ho spiegato che esistono diversi sistemi (skype, windows live messenger) che permettono di video chiamarsi senza spese. “Che bello!” ma la cosa incredibile: “cosa serve per usarli, devo comprare il computer (detto COM-PU-TER)?” . Vai nonna: attiverò nipoti e pronipoti e vedremo di farti una sorpresa per la tua festa dei 90 anni!!

In questi giorni dove finalmente gli impegni quotidiani dei miei figli sono diminuiti mi sono concessa qualche tè in più qua e là. Il tempo mi è stato proficuo per installare chiavetta internet da mia mamma. Il regalo di Natale è stato un vecchio pc non più “consono” alle esigenze di famiglia: i nuovi sistemi necessitano schede video migliori, microprocessori più veloci e tutte quelle “diavolerie” che riducono i tempi di attesa e ti danno la percezione dell’immediatezza: a stimolo- risposta, immediata! Fatta l’installazione siamo passate a usare i motori di ricerca: le pagine più gettonate e salvate sono quelle di alcuni quotidiani e in sito per ricette di cucina. Il concetto “motore di ricerca” sembra sia chiaro… la cosa che più mi ha stupita è che ci sono state delle amiche della mia mamma che hanno seguito un corso per imparare ad usare il computer. Fantastico! Hanno pagato per istruirsi: potremmo chiamarlo long-life-learning? Certo! Non si smette mai di imparare. Queste rispettabili signore in pensione volevamo avere un loro indirizzo mail per scrivere ai loro figli (qualcuno un po’ troppo distante da casa per raggiungerlo in giornata in auto), per vedere velocemente le foto dei nipotini che crescono, perché “si fa tutto con il computer oggi, anche andare in banca”. Sto parlando di persone che non hanno potuto avere una istruzione raffinata, ma che è stata soprattutto la loro vita a “educarle”, e se non sanno parlare di Hegel, Aristotele o … frequentano biblioteche per prendere a prestito libri e concedersi quei tempi di lettura che non avevano potuto avere da giovani, si scambiano dvd per vedere film interessanti… mentre stirano. Potremmo meta riflettere su come trasformare una cucina in ambiente di apprendimento… a proposito: con mia mamma sono partita dicendo che quello che aveva di fronte non era in caso di chiamarlo computer, termine troppo estraneo alla sua cultura. Meglio chiamarlo Frullatore.  Del resto è un po’ quello che serve a lei: mixare ingredienti come mail, pagine web, imparare a postare le foto delle vacanze. Vorrebbe imparare a gestire quelle funzioni che le permetterebbero di rimanere in contatto con le sue amiche lontane e con le quali condivide i viaggi. Con il frullatore ha imparato che Google offre il servizio gmail (mamma, mail vuol dire posta) e si è scatenata a scrivere a figli e nipoti per poter dare loro il suo account di posta elettronica (mamma, account significa indirizzo). Sembra scontato, ma per lei era necessario memorizzare i passaggi dall’accensione del “frullatore” alla selezione di gmail, introduzione dell’indirizzo (così ti ricordi qual è) e la password (“una facile che mi ricordo”), selezionare scrivi o posta in arrivo e aprire gli allegati. Era veramente stanca, in poche ore abbiamo rifatto i vari passaggi, anzi rifaceva da sola, io guardavo. Il suo tutorial è una pagina di un quadernetto con scritte i vari passaggi e i bottoni da clickare. Pare che questa nonna Gianna ora sia

on-the-road…

al prossimo incontro (non lezione, per carità!) vedremo di capire come si caricano le foto, ma il primo step sarà scaricarle dalla macchina digitale. Prima di correre si cammina, lumache o gazzelle non importa, l’importante è FARE.

Ora vado… devo vedere se è arrivata posta dalla mamma 🙂

5

22 alle 21

è andata! è finita! o meglio, è finito il tempo!

ieri sera come da parola data io e Samantha ci siamo avvicendate nella conduzione dell’incontro con la Blogoclasse  di Andreas. Differentemente dalla volta precedente, i compagni di classe di hanno raggiungo alla spicciolata senza grossi problemi. Abbiamo atteso un po’ intrattenendo come si conviene quando si aspetta che arrivino tutti. La console era pronta: immagine di partenza,il “nostro” Monastero di Torba; caricate le slide de “Gli attrezzi del mestiere”;  caricare le slide di “Brainstorming”; preparati tutti i link di youtube. Partiamo? una voce autorevole in chat ha detto: “Andiamo!”. Poichè nel corso del brainstorming scatenatosi nel web attorno alla richiesta di aggiungere materiale all’incontro, qualcuno aveva sentenziato che sostanzialmente ci chiedono di usare le nuove tecnologie ma poi ci costringono ad una lezione medievale, l’idea che mi è venuta è stata proprio di portare i nostri compagni in un monastero. Giustificata l’immagine di partenza, abbiamo iniziato con Sami che recitava un passo del Vangelo di S.Giovanni, mentre io… facevo la maglia. Gaetano ha chattato: “Elena, ci vuoi prendere nella rete della maglia?”, esatto! già l’ho fatto! ho catturato la tua attenzione, caro Gaetano. “Ma che cosa stanno facendo?” sarà stato il pensiero che ha frullato per la testa dei più, curiosità certa. Più tiepido, perchè già affrontato la volta precedente, è stato lo scambio di pareri attorno alla Galassia Gutenberg e gli strumenti di scrittura dalla tavoletta d’argilla al codice medievale. La curiosità è stata rinvigorita con il video che Samantha ha montanto con animoto.com, che riproduce passi della realizzazione del codex  da parte dei nostri figli. Abbiamo volutamente detto che anche loro dovevano imparare a fare il codex, per capier il codex. Imparare a fare per capire, è l’idea di fondo dei nostri progetti, non solo spiegazione ma attivismo corallino perchè nella costruzione dell’artefatto si permette di accomodare piagettianamente secondo le parole dello stesso Piaget:”Ogni conoscenza è legata a un’azione, e conoscere un oggetto o un eventi significa utilizzarlo assimilandolo a degli schemi di azione (Biologie et Connaisance, p. 14-15). I più sono stati sconvolti dalla bellezza del filmato, Samantha posterà “la ricetta” dei video in Animoto. Nella chat le ricette si sono spese, anche quelle dei cannoli. 🙂 Poichè nel tunnel  delle mail i compagni (anche questa volta!) ci hanno preso sul serio, ho visionato il materiale che si è stato generosamente offerto per implementare gli input da somministrare nell’incontro. Dai vari blog e post sono emersi degli spunti che abbiamo letto alternatamente mentre i compagni potevano vedere il tutto sulle slide di “Brainstorming”. E poichè una voce del blog ha esortato a lavorare continuando a divertirci, abbiamo mostrato che sì, è un piacere. “Socrate, uno di noi”  con la musica incalzante ha rotto la monotonia della lettura delle slide. Perchè lavoriamo assieme? Qualcuno mi ha chiesto se non posso fare da sola le cose che proponiamo, certo “che le so fare”, ma assieme è meglio. La comprensenza oltre che favorire la gestione degli alunni ,  di effettuare interventi indivualizzati, permette di organizzare piccoli gruppi di lavoro proprio durante “i laboratori” che  diventano luoghi vivi per creare percorsi cognitivi e sociali. Rilevante il contributo di @Claude con Lawrence Lessig, da cui abbiamo estrapolato poche ma incisive parole: “La vulgata della gente, non è fatta di parole, ma è questo: video e audio. (…) Questo è un nuovo potenziale di parola, un nuovo potenziale di apprendiemtno. E’ il nuovo sapere di base, il nuovo alfabeto di questa era, e ridà vita alla capacità di partecipare a questa cultura leggi/scrivi”. Per dimostrare la potenza eslosiva di questo strumento che tutti abbiamo fra le mani, una canzone con interpreti d’eccezione: Bush & Blair . Ripristinato l’ordine e rimettendoci a “fare le serie”(ma facciamo facciamo e ancora non abbiamo imparato 😉 ) abbiamo proposto una poesia di Roberto Piumini a cui è seguito un  bicchiere d’acqua. Tempo scaduto! “Che Bischere”! Eravamo talmente coinvolte nella conduzione, nella chat, nell’incontro che… quando ho tentato di procrastinare il tempo, il bidello virtuale con la corporatura da butta-fuori, ci ha scollegate. Skype e mail si sono intrecciate. Ma sentire dall’altro capo di Skype che Romina rideva “con le lacrime agli occhi”, ci ha posto in una posizione di … terrore! Ma abbiamo sbagliato qualcosa? Ma non volevamo finire così, avevamo ancora da riproporre come i ragazzi oggi studiano a scuola con l’I-Pad , e poi portare tutti a scuola di LIM  per poi chiedere se “il mezzo educativo”  educativo è unico, esclusivo o flessibile. Non ci siamo riuscite ma ci siamo trovate tutte in classe IUL.

Qualche chiarimento, un po’ di battute, ma l’ora tarda e forse, il fatto che la maggior parte degli argomenti era stata affrontata ecco che abbiamo brindato virtualmente per gli auguri di BUONE FESTE.

Vi lascio con una provocazione di Bruno Munari scritta in HTML :

Immaginando che sia poco leggibile, la scrivo come me lo hanno insegnato:

ma sto imparando la nuova “vulgata della gente”. Ma dietro ad ogni espressione, in qualsiasi forma o con qualsiasi strumento, c’è un valore unico e irripetibile: NOI. Riusciremo a far comprendere il valore dell’unicità ai “nostri bambini”?